Avviato il processo di beatificazione di padre Pedro Arrupe

(fonte: sito Aggiornamenti Sociali)

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l percorso per la beatificazione di padre Pedro Arrupe, Superiore Generale dei Gesuiti dal 1965 al 1983, ha fatto i primi passi. Lo ha rivelato l’attuale Padre Generale, il venezuelano Arturo Sosa, secondo quanto riferisce il sito dei gesuiti spagnoli Infosj.es che ha pubblicato la sintesi di un incontro svoltosi a Bilbao (città natale di Arrupe), con 300 tra gesuiti e laici loro collaboratori. «Siamo ancora all’inizio del processo – ha spiegato padre Sosa -, tuttavia il Cardinale Vicario di Roma, mons. Angelo De Donatis, ha dato il via libera al fatto che la diocesi di Roma, dove Arrupe è morto, apra il processo».

Padre Sosa, dopo avere raccomandato ai presenti di pregare per questa intenzione, ha chiesto la collaborazione di chiunque abbia informazioni utili sulla devozione verso Arrupe, «un uomo davvero radicato in Cristo e consegnato alla missione, il cui miracolo più grande è il fatto che noi oggi siamo qui» (probabilmente un riferimento a ciò che Arrupe fece per conservare l’unità della Compagnia di Gesù nel delicatissimo periodo post-conciliare).

Prima di questo annuncio, che ha voluto tenere per la conclusione del suo discorso, padre Sosa ha delineato alcune tra le principali sfide che attendono la Chiesa e la Compagnia di Gesù. Ha invitato ad esempio a considerare la secolarizzazione un’opportunità per «liberarci dalla tentazione di considerarci automaticamente cristiani». Ha indicato come una questione ancora aperta per la Chiesa la necessità di «incarnare il Concilio Vaticano II», qualcosa a cui Papa Francesco sta rispondendo. Ha auspicato una Chiesa fatta di comunità aperte alla situazione reale delle persone in ambiti come la famiglia, il matrimonio, l’orientamento sessuale. Una Chiesa capace di ascoltare i giovani e desiderosa di «crescere nella vicinanza ai poveri» perché è da lì che è possibile maturare «lo sguardo della fede, lo sguardo di Cristo».

Con riferimento alle vocazioni all’ingresso nella Compagnia di Gesù, padre Sosa ha avvertito che «è il Signore che chiama» ma che «spetta a noi creare le condizioni perché a chiamata sia ascoltata». È la qualità delle comunità cristiane che rende possibili vocazioni alla vita cristiana, e, allo stesso modo, «è la qualità delle comunità di gesuiti, il fatto che i gesuiti facciano quello che dicono, ciò che rende possibile vocazioni gesuitiche».

Poi l’annuncio a sorpresa su Arrupe. Nato nel 1907, missionario a Hiroshima durante e dopo l’esplosione della bomba atomica, Pedro Arrupe venne eletto Preposito Generale della Compagnia di Gesù nel 1965. Nel periodo del post-Concilio, avvincente ma non privo di difficoltà, Arrupe sviluppò in particolare il concetto di opzione preferenziale per i poveri e l’impegno per la giustizia sociale (clicca qui per approfondire). Con papa Paolo VI ebbe un rapporto molto speciale, ma non mancarono le tensioni quando, nel 1974, Arrupe chiese invano a Montini di estendere il famoso “quarto voto” di obbedienza al Papa a tutti i religiosi della Compagnia anziché riservarlo, come prevedono le Costituzioni ignaziane, ai soli sacerdoti professi.

Nel 1980 presentò a papa Wojtyla le sue dimissioni dalla carica di Superiore, fino ad allora un’ipotesi esclusa dagli statuti della Compagnia. Dimissioni che vennero rifiutate dal pontefice. Tuttavia, anche a seguito dell’ictus che colpì il gesuita spagnolo nel 1981, Giovanni Paolo II decise di nominare ai vertici della Compagnia un proprio “delegato personale” nella persona di Paolo Dezza. Nel 1983 venne poi eletto Superiore Generale Peter-Hans Kolvenbach. Dopo anni di forzata immobilità, Pedro Arrupe morì il 5 febbraio 1991. Pochi giorni prima, già in agonia, aveva ricevuto la visita di papa Wojtyla. Le sue ultime parole furono: “Per il presente Amen, per il futuro Alleluia”.

12 luglio 2018

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