Carcere, giustizia riparativa e relazione come strumento di salvezza

Non è facile in un momento storico come l’attuale parlare di giustizia riparativa, cioè di un modo di intendere la relazione con chi ha commesso atti gravi andando oltre le logiche di vendetta.

Guerre cruente, violenze inaudite, femminicidi rendono molto complesso pensare a una giustizia tesa a recuperare le persone per accoglierle di nuovo nella società, e non solo a punirle.

Da 100 anni c’è chi sta vicino a chi ha commesso sbagli, anche molto gravi e difficili da sopportare, sono i volontari di Sesta Opera San Fedele.

Non sono nemmeno lontanamente in grado di parlare di quanto ho ascoltato lo scorso 11 novembre durante la giornata dedicata alla celebrazione del centenario di Sesta Opera e proseguita nel pomeriggio con un approfondimento dedicato al tema della Relazione – organizzato dagli Ex-Alunni Istituto Leone XIII insieme alla CVX di Milano – pertanto vi lascerò solo alcune suggestioni che mi hanno colpito, interrogato e suggerito riflessioni.

Sesta Opera nasce durante il fascismo all’interno delle Congregazioni Mariane presenti nell’Istituto Leone XIII. Per la prima volta qualcuno entra in un carcere non per scontare la pena, ma per stare accanto a chi ha sbagliato. Pensateci, un’idea rivoluzionaria che qualcuno di nome Gesù ebbe qualche tempo prima. Nel tempo, l’azione politica (in senso lato) di Sesta Opera portò all’approvazione di leggi che hanno consentito ai volontari di entrare in carcere e assistere i detenuti. Una chiara evidenza di come con il volontariato si possa incidere profondamente non solo nella vita delle persone, ma della società.

Il saluto di Papa Francesco in apertura del convegno di Sesta Opera San Fedele

Proseguo con riflessioni randomiche: nella Costituzione Italiana non si parla di carcere ma di pene finalizzate al recupero delle persone.

Il Cardinal Martini ebbe a dire ai cappellani carcerari che mai verso i detenuti deve esserci un giudizio, il quale difficilmente porta alla crescita personale, ma piuttosto alla chiusura e alla difesa, piuttosto si deve puntare al risveglio delle coscienze che, una volta maturato, può condurre a un reale cambiamento.

La Bibbia richiamo a una riflessione: quanto è facile essere giusto con i giusti, una giustizia compiuta è quella che si esercita con i malvagi.

La società deve sempre stare attenta a non cadere nella tentazione di affidarsi alla regolazione della convivenza eliminando la fatica dell’incontro.

Nel saluto rivolto a Sesta Opera, Papa Francesco ha ricordato che vi è sempre spazio per maturare e crescere e che ogni volta che si pensa al carcere bisogna sempre chiedersi: “Perché loro sono detenuti e io no?”.

La giustizia riparativa nasce dalla necessità delle vittime di essere ascoltate, punta a far sì che il reo capisca quanto male ha fatto alla vita delle vittime e di chi le amava.

È sempre necessario distinguere il reato dall’individuo che ha commesso il reato e quindi cambiare quella visione dell’uomo secondo cui una persona corrisponde solo alla somma delle sue azioni.

Certo non bisogna farsi illusioni, ma è possibile cambiare e credere di poter realizzare una giustizia diversa da quella attuale perché se il male nel mondo esisterà sempre, è possibile cambiare le risposte che diamo al male ed evitare che generi una progenie di odio capace di generare solo altro male.

La giustizia riparativa non riguarda solo il penale, ma ogni nostra relazione. Tutti e sempre dobbiamo imparare a vivere riparativamente.

E c’è già chi ci prova, come i volontari di Sesta Opera, o come coloro che lavorano nella Cooperativa Sociale “La Valle di Ezechiele” di cui ha raccontato Filippo Germinetti, ex-alunno del Leone XIII: “Nessuno si salva da solo, le persone arrivate al capolinea della galera non si rialzano da sole. Per questo è nata ‘La Valle di Ezechiele Cooperativa Sociale’”.

Dopo queste importanti riflessioni sulla giustizia, la relazione con persone che commettono sbagli, P. Mario Danieli S.J. ha fornito le basi bibliche per comprendere come fondare relazioni sane e solide fra le persone: “Tutto parte durante la creazione; dopo aver creato il mondo e aver apprezzato l’intero suo operato, Dio crea l’uomo e per la prima volta realizza che qualche cosa non funziona. Ciò che non è buono è la solitudine. Comprende che l’Uomo può realizzarsi solo nella relazione.”

È questo il punto di partenza di una riflessione profonda sulle dinamiche relazionali su cui ogni giorno ognuno di noi dovrebbe soffermarsi.

Filippo Germinetti con P. Mario Danieli S.J.

Per approfondire il tema della Giustizia Riparativa cliccate su questo link per scoprire come Sesta Opera ha celebrato il suo centenario, su questo altro link per guardare la presentazione del libro “Per una giustizia «degna del senso ultimo dell’essere umano»”, mentre qui di seguito potrete ripercorrere le presentazioni di Filippo Germinetti riguardo la sua esperienza con la Cooperativa ‘La Valle di Ezechiele’ e la riflessione di P. Mario Danieli S.J. sulla ‘Relazione come strumento di salvezza’.

Un’ottima possibilità di approfondire le tematiche trattate e probabilmente suscitare in voi molte domande, così come è accaduto a me.

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