Civiltà Cattolica ricorda P. Gianpaolo Salvini

La Civiltà Cattolica” nel quaderno 4099, racconta la vita di P. Gianpaolo Salvini, nostro Ex-Alunno, mancato il 21 marzo scorso

Il padre GianPaolo Salvini è mancato la mattina di domenica 21 marzo presso l’Infermeria delle Case romane dei gesuiti, per l’aggravarsi di una patologia oncologica del sangue da cui era affetto da alcuni anni. Egli è stato per oltre 26 anni direttore de La Civiltà Cattolica – più a lungo di ogni altro direttore nei 170 anni di vita della rivista – e aveva continuato a darvi il suo valido contributo fino agli ultimi mesi. Sentiamo perciò profondamente la sua dipartita, sapendo quanto sia grande il nostro debito di stima e gratitudine verso di lui.

Aveva compiuto da poco 85 anni, essendo nato a Milano il 3 marzo del 1936. Da ragazzo aveva conosciuto i gesuiti come studente del Collegio Leone XIII, e anche in seguito conservò sempre un rapporto intenso con l’ambiente in cui era maturata la sua vocazione religiosa.

Entrato in noviziato a Lonigo (Vicenza) nel 1954, nell’allora Provincia Veneto-Milanese, percorre con passo sicuro le diverse tappe della lunga formazione nella Compagnia di Gesù. Dopo gli studi di filosofia a Gallarate, viene destinato al Leone XIII per il cosiddetto «Magistero», esperienza di accompagnamento degli studenti e di insegnamento, ma anche di studio universitario, che egli concluderà con la laurea in Economia all’Università Cattolica, con una tesi di argomento demografico.

Sono gli anni del Concilio. Nel 1964 comincia gli studi di teologia a Chieri, ma, dopo la chiusura del locale teologato dei gesuiti, li continua alla rinomata Facoltà teologica dei gesuiti di Innsbruck, concludendoli con la laurea in teologia. Durante questo periodo, nel 1967, riceve l’ordinazione sacerdotale.

Terminata la teologia, trascorre i primi anni del suo ministero sacerdotale in Brasile e viaggiando per l’America Latina, studiandone sul campo la situazione e i problemi. Partecipa con i suoi confratelli alla fondazione della rivista Cadernos do CEAS, espressione del Centro Studi e Azione Sociale di Salvador di Bahia. In quegli anni l’impegno dei gesuiti veneto-milanesi nel Nord-Est brasiliano è intensissimo; molti dei giovani gesuiti della Provincia sono inviati a edificare la Viceprovincia di Bahia: un’appassionata epopea missionaria negli anni effervescenti del postconcilio. Nel 1970-71 p. Salvini completa la sua formazione religiosa con il «Terz’anno» a Recife. L’America Latina e in particolare il Brasile resteranno sempre nella sua mente e nel suo cuore, come argomento di impegno e di studio approfondito sotto i diversi aspetti: sociali, politici, ecclesiali. Ad essi dedicherà gran parte degli oltre 80 articoli da lui pubblicati su Aggiornamenti Sociali.

Infatti, fin dal 1969 p. Salvini è membro del Centro Studi Sociali e della redazione di Aggiornamenti Sociali, presso la residenza di San Fedele a Milano. Oltre che sull’America Latina, scrive di economia mondiale, dei grandi vertici dell’Onu sulla popolazione e l’alimentazione, di debito estero, di demografia e sociologia religiosa. Cerca di affrontare gli aspetti salienti dell’economia moderna e alcuni suoi meccanismi perversi alla luce del pensiero sociale della Chiesa: la fede esige l’impegno per la giustizia.

Ma p. GianPaolo non è solo uno studioso serio: è anche un religioso dotato di quell’equilibrio umano e spirituale e di quella capacità di collaborazione con gli altri che lo fanno presto desiderare come guida dell’équipe redazionale e della comunità. Dal 1977 al 1981 è direttore di Aggiornamenti Sociali e nel 1981 ne lascia la direzione – continuando a farne parte attivamente – perché viene nominato superiore della Residenza dei gesuiti di San Fedele, a quel tempo la più numerosa del Nord Italia, con 46 membri e numerose opere apostoliche. Intanto continua l’impegno nella scuola, che egli svolge molto volentieri al suo amato Leone XIII, insegnando storia e geografia nel liceo.

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Il 1984 è anno di svolta nella vita di p. Salvini. Il Preposito generale dei gesuiti, Peter-Hans Kolvenbach, lo chiama a Roma per assumere la direzione de La Civiltà Cattolica, succedendo a p. Bartolomeo Sorge. Si chiude così la vita milanese e si apre quella romana, vicino al cuore della Chiesa universale e in più diretto rapporto con il ministero del Papa.

P. Salvini è nominato direttore il 31 luglio 1985, e lo resterà per oltre 26 anni, fino al 1° ottobre 2011. Come si è detto, nessun altro lo è stato tanto a lungo. Lo spirito con cui assume il nuovo compito è ben espresso nella breve «Parola di saluto», che rivolge ai lettori: «Una rivista come La Civiltà Cattolica è il prodotto di un lavoro di équipe, una ricerca comune, un faticoso lavoro di presenza e di mediazione che va al di là di chi firma i singoli articoli. È una consapevolezza che aiuta chi lascia un posto nella rivista a pensare che il suo apporto migliore continuerà a vivere, e aiuta chi subentra a sentirsi meno impari al compito» (Civ. Catt. 1985 III 110 s).

P. Salvini non è stato impari al compito, anche se una sincera, saggia e non affettata modestia lo ha sempre caratterizzato. Negli anni romani continua a scrivere sulle tematiche mondiali economico-sociali, demografiche, finanziarie, sull’economia del benessere e sulle problematiche dello sviluppo e del sottosviluppo, delle migrazioni, delle guerre internazionali o civili spesso dimenticate… Negli indici de La Civiltà Cattolica si contano più di 300 articoli, note, cronache, riviste di stampa da lui firmati nel corso di 35 anni di lavoro, anche dopo aver lasciato la direzione. Come egli stesso faceva notare, i lunghi anni della direzione sono stati dedicati, più ancora che a scrivere personalmente, alla conduzione del lavoro di équipe, alla sua animazione, a stimolare gli altri confratelli a scrivere, a tenere insieme la squadra, a richiedere, approvare e rivedere innumerevoli articoli e bozze. La sua dedizione al servizio comune lo ha portato anche a seguire sistematicamente argomenti di vita della Chiesa, per supplire alle lacune lasciate dalla morte di altri validi padri redattori, suoi compagni di strada, come Marchesi o De Rosa.

Se non avesse saputo svolgere eccezionalmente bene il compito di servitore del lavoro comune, con l’apprezzamento dei confratelli per i suoi consigli, osservazioni e orientamenti, e con l’apprezzamento dei responsabili della Segreteria di Stato, suoi interlocutori in Vaticano, non sarebbe certamente rimasto alla guida della rivista per un tempo così lungo. Un tempo che coincide con la maggior parte del pontificato di Giovanni Pao­lo II e, per i gesuiti, del generalato di p. Peter-Hans Kolvenbach.

Agli articoli scritti per le «sue» riviste bisognerebbe poi aggiungere quelli pubblicati su Vita e Pensiero, sulla Rivista del Clero Italiano e su diverse riviste missionarie, oltre a numerosissime conferenze, dibattiti, interviste e così via. La gamma degli argomenti su cui poteva intervenire con competenza era infatti molto ampia e di sicuro interesse; le opinioni espresse erano equilibrate, frutto di una riflessione pacata e ragionata, ma molto libere e ben consapevoli dei problemi del mondo di oggi; il discorso era chiaro e piacevole, spesso venato di fine umorismo. Non a caso il tema da lui scelto per il suo intervento in occasione dell’emeritato della Pontificia Accademia Teologica nel 2017 era stato: «L’umorismo di Dio».

Quando era direttore de La Civiltà Cattolica fu per diversi anni superiore della comunità, segnalandosi sempre per il rispetto delle persone, la promozione di un clima di serenità e di collaborazione. Nella Compagnia di Gesù era molto stimato e conosciuto internazionalmente. Il suo equilibrio umano e religioso, la sua cultura e il suo spirito di servizio fecero più volte pensare a lui per incarichi superiori di governo, che tuttavia egli non fu mai incline ad accettare. Non bisogna però dimenticare che nell’Ordine ebbe compiti significativi di consiglio. In particolare, eletto «Procuratore» della Provincia d’Italia, nel 1987 partecipò a un’importante «Congregazione dei Procuratori», di cui fu eletto segretario e in cui conobbe p. Jorge Mario Bergoglio, che era Procuratore della Provincia dell’Argentina. Nel 1995, poi, fu eletto a partecipare alla 34a Congregazione Generale.

Per completare lo sguardo sui compiti svolti nel campo ecclesiale e culturale si deve anche ricordare che p. Salvini è stato per 15 anni consultore del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, membro della Pontificia Accademia Teologica, membro del Comitato Scientifico dell’Istituto Paolo VI di Brescia.

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Ma tutti coloro che hanno conosciuto p. GianPaolo sanno molto bene che ci sono altre dimensioni che hanno accompagnato sempre l’attività più nota di scrittore e direttore e sono essenziali nel delineare la sua personalità.

Anzitutto l’amicizia con moltissime persone, coltivata con grandissima fedeltà e attenzione attraverso il tempo. Il numero delle amiche e degli amici si è andato sempre allargando con gli anni, dagli ambienti milanesi della giovinezza, del Leone XIII, delle attività giovanili a Selva in Valgardena ai rapporti di impegno sociale e culturale, nel mondo dello scautismo e del volontariato, negli ambienti ecclesiali e politici… E sembra che nessuna di questa amicizie si sia andata perdendo negli anni. Straordinaria era la sua capacità di farsi presente regolarmente a tutti, di rispondere a ogni chiamata o messaggio, con attenzione speciale per chi si trovava in un momento difficile. Essendo un sacerdote che viveva la sua vocazione con naturalezza e semplicità, queste amicizie erano allo stesso tempo occasioni di servizio spirituale, di celebrazioni di matrimoni, battesimi, anniversari e, col passare del tempo, di preghiera di suffragio.

Fra le amicizie fedeli non vanno dimenticate quelle con molti che avevano condiviso con lui una parte del cammino della vita religiosa e poi avevano preso altre strade. Probabilmente p. Salvini è il gesuita italiano che ha conservato meglio e con più profondità i rapporti con i suoi ex confratelli. Nel tempo della malattia finale, anche quando si capiva che la sua mancata risposta ai messaggi era segno dell’aggravarsi della situazione, l’amicizia e la gratitudine che lo accompagnavano si manifestavano continuamente con grande intensità di affetto.

Poi la montagna. La regolare cadenza settimanale delle sue escursioni durante tutto l’anno; il gusto per le lunghe camminate e le ascensioni su ghiaccio e su roccia – impegnative, ma non estreme – hanno scandito tutta la sua vita. Nella sua sistematicità, aveva registrato oltre 2.800 gite o escursioni compiute, cercando generalmente mete il più possibile diverse e nuove; cosicché sono rimaste davvero poche le zone delle Alpi che egli non ha raggiunto e le cime e le aree dell’Appennino centrale che non ha percorso. I compagni di cammino e di cordata sono stati innumerevoli, e fra di essi non va dimenticato il suo confratello Carlo Maria Martini quando era arcivescovo di Milano.

Chi ama la montagna sa che questa passione entra a far parte di una spiritualità, di uno stile e di una visione della vita. P. GianPaolo, accompagnato e aiutato dell’amicizia di molti, ha continuato fino agli ultimi mesi a uscire per camminare e salire, e ha osservato con realismo che con il tempo le salite, anche se modeste, diventavano per lui sempre più ardue. Quando ha dovuto rinunciare, ha sentito e capito che la strada era terminata.

Una strada lunga, iniziata prima del Concilio e compiuta negli anni di papa Francesco, in tempi di cambiamenti continui e profondi nel mondo, in Italia e nella Chiesa. Una strada percorsa con passo regolare, punto sicuro di riferimento per molti confratelli, amici, lettori, persone in ricerca umana e spirituale.

È raro trovare una persona che abbia vissuto con altrettanta lucidità il tempo del distacco, portando con grande dignità la prova della debolezza continuamente crescente e la chiamata all’abbandono nel mistero di Dio. Certamente p. Salvini era consapevole di aver compiuto il suo servizio e di aver risposto con generosità e fedeltà, con le forze e i doni ricevuti, alla vocazione del suo Signore. Ne conserveremo sempre un grato, caro e ammirato ricordo, insieme a tutte le persone che hanno goduto della sua amicizia e del suo ministero spirituale.

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