Tre domande a… Riccardo Rubis Passoni

Da Ex-News 03-2022, l’intervista integrale a Riccardo Rubis Passoni, storico, letterato, musicista, Ex-Alunno, autore di “Road. Nick Drake, dall’Inghilterra alle stelle”

Perché un libro su Nick Drake? Come è nato?

Nick Drake è probabilmente una delle figure più enigmatiche e imperscrutabili della popular music. Forse è proprio a causa di questa sua enigmaticità che molti si sono cimentati nello scrivere su di lui. Sfortunatamente, molti hanno preferito, in tal senso, speculare, anziché provare a cercare la Verità nella sua vita e nella sua musica. Io sono uno storico di formazione, quindi accademicamente cerco sempre di avvicinarmi alla verosimiglianza. Con Nick Drake è stato lo stesso: ho cercato di compiere un’operazione simila a quella effettuata da Ennio Speranza con il libro “Nick Drake e Pink Moon. Una disgregazione” (Gaalad Editore, 2020), ma dal versante biografico e sociostoriografico.
Il progetto originale, inoltre, non è nato come libro autonomo, bensì come tesi di laurea.

Cosa ti ha convinto a rivedere la tua tesi di laurea per pubblicarla?

Come in molti casi, le tesi di laurea nascono e finiscono nell’ambito accademico. Alcuni fortunati hanno la possibilità di esporre il loro lavoro a convegni e seminari (come, tra l’altro, mi è anche capitato), ma io ambivo a qualcosa in più.
Il primo a spingermi a tentare la pubblicazione è stato un mio ex professore – che non ringrazierò mai abbastanza -, Antonio Fontana. A lui si è unito dopo poco il mio capo di allora, Fabio Armaroli, grande appassionato di Nick Drake, che mi ha suggerito una lista di case editrici da contattare.
Dopo qualche mese di pazienza, sono stato contattato da Arcana, storica casa editrice fondata da Fernanda Pivano e che in passato è stata guidata da Riccardo Bertoncelli. Una grande soddisfazione, dunque, ma anche tanta gratitudine per chi ha creduto in me.

Come si può parlare di storia attraverso la musica?

Molti storici, effettivamente, quando si parla di arte come strumento di ricerca storiografica, storcono il naso. Parliamo di prodotti contraddistinti da una forte soggettività, alla fine. Tuttavia ci sono degli elementi che sono oggettivi anche nella stessa musica, come la scelta del lessico, degli arrangiamenti, dei riferimenti sociali e culturali. A ciò si aggiunga che anche il pubblico è fondamentale, se si cerca il dato oggettivo: come, quando e perché un pubblico recepisce l’oggetto musicale dice molto delle inclinazioni e dei sentimenti del tempo corrente.
La musica di Nick Drake è stata completamente ignorata durante gli anni Settanta, ma dai Novanta in poi ha conosciuto un successo senza precedenti. Questo perché la società di allora non era ancora del tutto pronta alla proposta musicale di Drake, ma il buon seme ha trovato nelle generazioni più recenti un terreno molto fertile, che è stato valorizzato e ha saputo valorizzare a sua volta.

Come hai conosciuto Nick Drake?

Il nostro è stato un incontro veramente casuale. Nella primavera del 2018 ero sceso a Roma per incontrare Padre Mariano Iacobellis SI e, un giorno, ho trovato un disco di Nick Drake, Pink Moon, in un negozio. Non avevo mai sentito parlare di lui, né conoscevo la musica proposta, ma la copertina, un dipinto surrealista in stile Dalì, mi catturò completamente, portandomi ad acquistare quel CD. Fu poi amore a primo ascolto.
Se fossi passato oltre, oggi non sarei qui a parlarvi di questo mio libro. Invece no: pare quasi tutto il risultato di un progetto più grande.

Qual è oggi il valore di Nick Drake?

Nick Drake è stato autore di una musica sensibile e gentile; una musica in grado di entrare spesso in empatia con gli ascoltatori che, negli ultimi cinquant’anni, hanno voluto prestargli la giusta attenzione.
Viviamo in tempi tragicamente complicati, perennemente interconnessi tra di noi, ma al tempo stesso isolati. Come ho scritto nel mio libro, Nick può essere “una” risposta senza essere necessariamente “la” risposta.
Credo in tal senso che la sua musica possa farci sentire meno soli nel nostro dolore e nelle nostre paure. Tutti passiamo attraverso le sofferenze ed è per questo che possiamo e dobbiamo aiutarci con tutti i mezzi che abbiamo, compresa la musica.

Chi è l’illustratore?

Le illustrazioni all’interno del libro, nonché la copertina, sono opera di un altro ex studente del Leone XIII. Trattasi di Dario Mantovani, in arte Dario Rojc. Siamo stati compagni di classe per tutto il liceo e anche dopo abbiamo spesso e volentieri continuato a frequentarci. È un artista brillante, autore di opere dal sapore primitivistico e pop, e attualmente sta iniziando a esporre e vendere le sue opere a vari galleristi. Per questo libro gli ho chiesto qualcosa di diverso dal suo solito stile, ma ne sono rimasto molto soddisfatto e spero in futuro di poter fare ancora affidamento sulla sua tavolozza.

Com’è nata tua passione per la musica?

Il mio interesse per la musica è nato verso la fine delle scuole medie. All’epoca non frequentavo ancora il Leone come studente, ma, in qualche modo, ero già entrato in contatto con la forza centripeta.
Nella 1975 mio padre, ex studente del Leone anch’egli, aveva messo in scena con altri studenti, appartenenti al gruppo di padre Edini SI e della professoressa Malaspina “Vivere Insieme”, il musical Jesus Christ Superstar. Trentacinque anni dopo, nella tarda primavera del 2010, i “ragazzi” del Vivere Insieme riformarono la compagnia e ripresero a mettere in scena JCS. Ho avuto il piacere di partecipare attivamente a molte rappresentazioni (tra cui una al Teatro della Luna), con ruoli differenti, tra il 2010 e il 2012, e ho imparato moltissimo durante quegli anni.
Dopo il Vivere Insieme, il Leone ha continuato a incrociarsi con la mia crescita musicale, come testimoniato dal coro della scuola, fondato da Alessandra Bevilacqua e Padre Eraldo Cacchione SI.
Quest’ultimo, da qualche anno a questa parte, si è occupato di una grande realtà gesuita nell’ambito della musicologia e della spiritualità, ossia il Corso Zipoli. Lo dico anche perché, come una sorta di propaggine del Leone, sono stato invitato alla quinta edizione come relatore, con un intervento proprio su Nick Drake e la sua spiritualità.

Cosa porti con te del tuo percorso al Leone XIII?

Ho passato cinque anni molto belli e intensi al Leone. Il liceo è notoriamente il momento più critico della crescita umana, perché è lì che iniziamo a capire quali sono davvero le nostre potenzialità, chi vogliamo essere e a cosa vogliamo ambire. Personalmente, anche se oggi per me è ancora difficile tracciare il percorso lavorativo che vorrò seguire, credo che alle prime due domande il Leone mi abbia dato gli strumenti per trovare le mie risposte. E, come dico sempre a tutti, la soluzione sta nel motto stesso della scuola: uomini e donne con gli altri, per gli altri.


Ecco alcuni dei lavori di Mantovani (tra cui uno, ad oggi, inedito e non finito nel libro), assieme alla copertina e alla quarta.

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