Laudato si’ – Un approfondimento

Bruno Goatelli, organizzatore insieme ad Ettore Moretti del convegno del 28 maggio 2019 sull’Enciclica Laudato si’, ci propone un interessante approfondimento storico

È innegabile che nella Enciclica di Papa Francesco vi siano toni particolarmente decisi e non molto rassicuranti in merito ai difficili equilibri tra Creato e opera dell’Uomo. Con riferimento, ad esempio:

*alla necessità di uscire dalla spirale di autodistruzione in cui stiamo affondando

*al fatto che l’umanità ha deluso l’attesa divina

*al fatto che l’azione della Chiesa deve proteggere soprattutto l’uomo contro la distruzione di se stesso

*alla possibilità di catastrofi derivate da crisi sociali che potrebbero portare soltanto a violenza e distruzione reciproca.

Peraltro, già nel 1971 Papa Paolo VI (Ex-Alunno dei Gesuiti di Brescia) presentava la problematica ecologica come una conseguenza drammatica dell’attività incontrollata dell’essere umano attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura. L’Uomo rischia di distruggere la natura e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione (lettera aperta Octogesima adveniens, in occasione degli 80 anni della RerumNovarum di Leone XIII). Paolo VI in quel periodo aveva come stretto collaboratore padre Bartolomeo Sorge S.I.

Con riferimento a quegli stessi anni occorre ricordare il famoso saggio I Limiti dello sviluppo elaborato dal MIT e dal Club di Roma (1972) ed il libro Quale futuro? (sottotitolo minaccioso: l’ora della verità si avvicina) di Aurelio Peccei; anche qui si parlava della necessità di maggiore solidarietà/ della necessità di limitare lo spreco e di ridurre le ineguaglianze/ della necessità ancora di spostare risorse dagli armamenti allo sviluppo economico e sociale, e così via .

Da parte sua, Padre Pedro Arrupe S.I. nel 1977 diceva: “un atteggiamento conforme al Vangelo non può non essere anticonsumistico e austero. L’austerità non è in contrasto con il progresso; piuttosto è il mezzo perché il mondo possa progredire in maniera organica; è l’autodifesa contro un suicidio autodistruttivo… In questa impresa di così vitale gravità e urgenza per il futuro dell’umanità i cristiani devono essere tra i primi”. (discorso a Padova su: La Chiesa è ancora portatrice delle speranze degli uomini?).

Più recentemente (1990) il gesuita cardinale Carlo Maria Martini S.I. evidenziava come: “la questione ambientale è questione sulla quale anche la Chiesa ha una parola da dire perché è questione etica e non soltanto tecnica” e citava la lettera dei vescovi lombardi del 1988 dal titolo “La questione ambientale”: la sensibilità ecologica rettamente intesa non è altro che un aspetto dell’ascesi cristiana. Essa richiede che i singoli prendano coscienza dei problemi dell’ambiente e dei valori ad esso connessi. Ciò deve indurre a uno stile di vita più sobrio…più preoccupato per gli sprechi o per gli eccessi del consumismo…”. (In – Giustizia etica e politica nella città, 2017, raccolta di interventi – relazione al convegno su Impresa ed ecologia – 1990)

A tutto ciò si è aggiunto, a partire dal 1995, il movimento dell’economista e filosofo francese Serge Latouche sulla “decrescita” (felice o serena, che dir si voglia). Una sua frase per tutte: “La nostra società è stata poco a poco fagocitata dall’economia fondata sulla crescita, non la crescita per soddisfare i bisogni, che sarebbe una cosa bella, ma la crescita per la crescita e questo naturalmente porta alla distruzione del pianeta perché una crescita infinita è incompatibile con un pianeta finito”. Nella enciclica Laudato si’ si dice peraltro: “occorre pensare pure a rallentare un po’ il passo, a porre alcuni limiti ragionevoli e anche a tornare indietro prima che sia tardi” (193).

Per chiudere questa breve rassegna citiamo Enrico Letta (presidente del Consiglio dei Ministri 2013/14).Anch’egli , nel suo recentissimo libro “Ho imparato” (2019), usa termini poco tranquillizzanti: “ognuno di noi ha un ruolo da giocare per salvare il pianeta e garantire alla nostra specie un futuro” e aggiunge “dobbiamo riconoscere con forza che esiste uno stretto legame tra cura dell’ambiente e giustizia sociale come ha scritto papa Francesco nella enciclica Laudato Sì”. E ancora: “non c’è tempo da perdere. Dobbiamo ripensare il paradigma alla base dell’odierno modello di sviluppo perché semplicemente non è più sostenibile…la sfida coinvolge la totalità dell’economia e della società perché tutto è interconnesso”.

Nel lanciare quindi l’allarme sul tema di una ecologia integrale dell’agire umano (ovvero: ambientale, economica e sociale), il mondo cattolico sembra muoversi in forte sintonia di obiettivi con quello più strettamente laico (anche se resta purtroppo la pesante eccezione rappresentata dall’attuale amministrazione USA). In fondo, si tratta “semplicemente” di ridefinire il progresso evitando che la responsabilità sociale e ambientale delle imprese si riduca per lo più a una serie di azioni di marketing e di immagine (Laudato sì, 194)…

Il tema della Terra come dono viene peraltro ripreso da Papa Francesco nel suo recentissimo libro “Nostra Madre Terra” che leggeremo con grande attenzione e curiosità (in libreria dal 24 ottobre 2019)!

Bruno Goatelli
Consigliere Associazione Ex-Alunni

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